Tutti gli uomini sono una cosa sola, non c’è volontà eccetto la volontà di tutti gli uomini insieme.
Questa è la Grande Verità, «Non ci sono uomini ma solo il grande NOI».
Antifona ha il merito di essere uno dei primi romanzi antiutopici (è del 1938) benché, si dica, forse un po’ troppo simile a Noi di Evgenij Zamjatin. Entrambi casi evidenti di critica al collettivismo comunista russo, per cui tutti gli uomini sono uguali, ogni uomo deve essere uguale all’altro. Come in ogni distopia, siamo di fronte alla critica dell’utopia originaria, che rischia di portare conseguenze catastrofiche non previste dai propugnatori.
Le differenze non solo vengono represse ma rese addirittura impossibili da concepire, i bambini sono tolti ai genitori già in fasce e posti in case comuni dove studieranno, a quindici anni sarà loro imposto un mestiere, impossibile avere preferenze di alcun tipo, sia professionali che sentimentali: non esiste l’amicizia, non esiste l’amore, i bambini sono concepiti durante la rituale Giornata dell’Accoppiamento. Addirittura non esistono nomi propri, per cui il protagonista "si chiama" semplicemente Uguaglianza 7-2521.
Il protagonista è un "diverso": troppo alto, troppo bravo a scuola, troppo curioso, verrà spedito a spazzare le strade perché i suoi sogni di gloria (vorrebbe diventare uno Studioso) vanno soffocati sul nascere. Naturalmente si ribellerà, ma all’inizio non lo farà con l’intento primario di rompere le regole.
Diverso dagli altri romanzi distopici è innanzitutto il peculiare uso della prima persona plurale, perché in questa società non esiste "io", la parola è bandita dal vocabolario e la gente non la conosce se non per sbaglio o per spirito sovversivo, di conseguenza chi viene per qualche motivo a contatto con questo termine è condannato a bruciare sul rogo.
Altra differenza: questa società distopica non è caratterizzata da innovazioni tecnologiche ma, al contrario, da un barbaro ritorno al medioevo, dove le candele sono un’invenzione recente e quasi rivoluzionaria.
Non un capolavoro del genere, ma rimane comunque il valore di denuncia, oltre alla precocità di stesura rispetto al resto della letteratura antiutopica.
Altre versioni di Anthem in italiano: La vita è nostra, Baldini & Castoldi, 1938, traduzione di Giuseppina Ripamonti Perego e Maria Zotti; Anthem (Inno), Alfa, 1997, traduzione di Alessandro Laganà.
Ayn Rand, pseudonimo di Alisa Rosenbaum, nata nel 1905 e morta nel 1982, scrittrice e filosofa russa, ideologa dell’oggettivismo, trasferitasi negli Stati Uniti nel 1926, acquisisce presto la cittadinanza americana.
Titolo originale: Anthem
Titolo italiano: La vita è nostra / Anthem (Inno) / Antifona
Autrice: Ayn Rand
Traduttore: Nicola Iannello
Casa editrice: liberilibri
Pubblicazione originale: 1938
Numero di pagine: 85
Lingua originale: inglese