Elias Canetti aveva ventidue anni quando fece la sua prima esperienza di massa. Era il 15 luglio 1927, il quotidiano austriaco Reichspost riportava come «una giusta sentenza» la notizia dell’assoluzione dei poliziotti che avevano ucciso alcuni operai in una sparatoria nel Burgenland. I viennesi si riunirono spontaneamente in massa e appiccarono il fuoco al Palazzo di Giustizia. Canetti era fra loro, come trascinato dall’immenso potere centripeto della folla costituitasi in massa.
Quel giorno il giovane Elias decise di dedicare la sua vita alla composizione di una monumentale opera sulla massa. Che avrebbe visto la luce solo nel 1960, dopo anni in cui l’autore si era imposto di non dedicarsi ad alcuna opera di carattere letterario per non lasciarsi sviare dal suo imponente lavoro.
In libreria trovate questo saggio spesso e volentieri negli scaffali di filosofia. Definizione un po’ riduttiva, perché Massa e potere racchiude in sé i più svariati campi del sapere: filosofia sì, ma anche antropologia (molto), sociologia (e in verità io la direi più opera sociologica che filosofica), storia, psicanalisi.
È un saggio ponderoso, ma non difficile da leggere. In realtà fa più soggezione che altro. Bisogna superare lo scoglio delle prime pagine, ma poi si rivela molto più scorrevole di quanto siano normalmente le opere di così vasta portata.
Titolo originale: Masse und Macht
Titolo italiano: Massa e potere
Autore: Elias Canetti
Traduttore: Furio Jesi
Casa editrice: Adelphi
Pubblicazione originale: 1960
Numero di pagine: 615
Lingua originale: tedesco