Roberto Luigi Pagani, Un italiano in Islanda

Seguo Roberto Luigi Pagani sulla sua pagina Facebook Un italiano in Islanda (c'è anche l'omonimo sito) e mi piace molto il lavoro di divulgazione che fa sull'Islanda, vista dagli occhi di un italiano che si è trasferito lì quasi dieci anni fa. Così ho deciso di leggere il libro, in preparazione alla mia imminente partenza per l'Islanda. È stata una decisione saggia perché è un libro davvero molto interessante.

Roberto Luigi Pagani è nato nel 1990 e si è laureato in Italia in Lingue scandinave, per poi trasferirsi per un anno in Islanda per studiare Studi medievali islandesi. L'anno islandese si è poi trasformato nella decisione di restare nella Terra del ghiaccio per farne la propria casa.

Quello che spicca subito sia in questo libro sia nella pagina Facebook di Pagani è uno sterminato amore per la sua patria adottiva, che però non significa adorazione incondizionata. Pagani scrive: «Amare qualcuno o qualcosa significa amarne anche le pecche, senza fingere che non esistano». E infatti non lesina le critiche agli islandesi, descritti sì come persone gradevolissime e con un enorme senso della famiglia allargata, ma anche come gente dalla scarsa coscienza ambientale e a volte razzista. Pagani mette insomma in luce sia i pregi che i difetti di un popolo che, necessariamente, non può essere pieno solo di caratteristiche positive, perché tutti i popoli e tutte le persone hanno i propri difetti.

Pagani vuole andare contro l'immagine da cartolina dell'Islanda che molti turisti hanno impressa nella mente. L'Islanda è bellissima così com'è, non ha bisogno di filtri, ma ha bisogno di essere vissuta, esperita non solo attraverso le foto: «Quello che manca alle fotografie è l'esperienza. Non ti preparano alla realtà, perché vedere qualcosa e viverla non sono la stessa cosa».

Quello che ho trovato particolarmente interessante sono le meravigliose descrizioni storiche, culturali e letterarie: l'autore è un esperto medievista e si sente. Quando comincia a raccontare di saghe, letteratura, storia e cultura è insuperabile, perché si sente non solo la sua enorme competenza, ma anche la passione, e questo ovviamente rende i suoi racconti ancora più interessanti e coinvolgenti.

Inoltre ho molto apprezzato il mettersi a nudo: a volte nella pagina Facebook Pagani può dare un po' l'idea di essere spocchioso e qualche recensore ha scritto che questo nel libro sarebbe portato all'ennesima potenza, invece per me è vero il contrario. Nel libro l'autore si mostra con tutte le proprie fragilità, per esempio ci racconta di quando ha scoperto di avere il diabete e della depressione che ne è conseguita, e ho molto apprezzato il fatto che non si vergogni di parlare delle volte in cui ha pianto: per un uomo mostrare questo tipo di fragilità, soprattutto in un libro che avrebbe potuto facilmente essere autocelebrativo, è davvero raro.

Il libro è un po' ondivago perché alterna, come dice il sottotiolo, la storia e le storie dalla Terra del ghiaccio: quindi la Storia con la "S" maiuscola e i racconti della quotidianità dell'autore e dei molti islandesi che conosce. Tuttavia, benché io mi renda conto che questo modo di scrivere possa risultare fastidioso, a me è piaciuto molto perché contribuisce a rendere il libro mai noioso e non accademico, e questo nonostante la grande competenza dell'autore di cui ho già accennato.

Scardina inoltre molti pregiudizi che gli italiani o i turisti in generale possono avere nei confronti di questo paese, sia positivi che negativi. Per esempio parla della famigerata questione degli islandesi che crederebbero all'esistenza degli elfi, che, come si diceva anche in un altro libro che ho letto di recente (Wo Elfen noch helfen di Andrea Walter, che purtroppo esiste solo in tedesco), non è del tutto una falsità ma è piuttosto uno «scetticismo con riserva», oltre al fatto che gli elfi non sono come ce li immaginiamo noi ma sono semplicemente delle persone invisibili. Altro esempio è la lunga discettazione sul termine "vichinghi" con cui molto spesso identifichiamo gli antenati dei popoli nordici, ma che in origine, ci spiega Pagani, significava semplicemente "pirata" e che quindi non ha senso usare come etnonimo, dal momento che non è mai stato inteso come tale.

Un libro di grande interesse, che consiglio senz'altro a chi si accinge a visitare l'Islanda e anche a chi semplicemente nutre un interesse verso questo paese.

Titolo: Un italiano in Islanda
Autore: Roberto Luigi Pagani
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Pubblicazione originale: 2022
Numero di pagine: 422
Lingua originale: italiano

2 commenti su “Roberto Luigi Pagani, Un italiano in Islanda

  1. Cara Marina, sta volta sono in disaccordo quasi completo, ma non mi sogno di esprimermi a riguardo pubblicamente. Ti auguro comunque una splendida permanenza in Islanda (io c’ero l’anno scorso)!

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