Questo è il secondo romanzo di Amara Lakhous, scritto in arabo nel 2003 con il titolo di Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda e poi riscritto in italiano come Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio. Amara Lakhous è uno scrittore algerino che ha vissuto in Italia per vent’anni, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 2015. Per questo libro ha vinto il premio Flaiano per la narrativa nel 2006.
Chi è il protagonista di questo libro? Direi che ce ne sono due: l’ascensore e Amedeo. Il primo è il “personaggio” intorno a cui ruota tutto il romanzo, dove accade lo scontro di civiltà. Benedetta, la portinaia napoletana, ne vorrebbe vietare l’uso praticamente a chiunque, perché poi se si rompe ci deve pensare lei e sono guai. Vengono fatte infinite riunioni di condominio sull’ascensore, chi propone di metterci un crocifisso, chi delle sedie e così via. C’è perfino chi ci fa pipì dentro, ed è il Gladiatore, altro grande protagonista del romanzo, in quanto si tratta del morto intorno a cui ruota tutta la vicenda. Ma forse il protagonista principale, insieme certo all’ascensore, è Amedeo, che dicono essere un immigrato sebbene nessuno ci creda perché parla l’italiano benissimo e conosce a menadito la storia di Roma, oltre che la città stessa. Lui dice solo di venire dal sud, ma non si sbilancia più di così. La sua storia la scopriremo piano piano nel corso del libro, e scopriremo anche se è un immigrato e se ha effettivamente ucciso il Gladiatore.
Il punto infatti è questo: chi ha ucciso Lorenzo Manfredini, detto il Gladiatore? Tutti lo odiavano, nel palazzo di piazza Vittorio, ma nessuno crede che sia stato davvero Amedeo a ucciderlo. Perché ad Amedeo tutti volevano bene. È vero, da quando il Gladiatore è sparito lui è scomparso nel nulla e nessuno sa che fine abbia fatto, ma tutti continuano a difenderlo, anche se gli indizi sembrerebbero puntare contro di lui.
Ma questo libro non è assolutamente un giallo nel senso classico del termine, anzi secondo me non è affatto un giallo, perché l’omicidio è solo il pretesto per parlare d’altro. Questo è un romanzo che parla di immigrazione, di Italia e italiani, di ascensori, di scontri/incontri di civiltà, di razzismo, di tolleranza, di disperazione, di sogni, di memoria. È un romanzo che fa ridere, come quando Parviz l’iraniano ci racconta del suo terribile odio per la pizza e la pasta in genere. Ma fa anche riflettere, quando sentiamo le voci degli innumerevoli immigrati che ci raccontano la loro storia.
Il romanzo è corale, ed è strutturato in brevi capitoli in ognuno dei quali i vari personaggi raccontano la loro verità, intervallati dal diario di Amedeo, che racconta la sua verità, la sua storia, il modo in cui ha conosciuto i vari personaggi-inquilini del condominio di piazza Vittorio. La capacità di Lakhous di immedesimarsi nei vari personaggi e farci sentire la loro voce è assolutamente fantastica. Non c’è mai una forzatura, mai una sbavatura: quando sentiamo Sandro Dandini lo sentiamo parlare in romanesco, quando leggiamo Abdallah Ben Kadour sentiamo un musulmano devoto, quando ci viene presentato Parviz Mansoor Samadi ascoltiamo un rifugiato. Io ho trovato lo stile e la capacità di immedesimazione di Lakhous davvero eccezionali. È un romanzo che si legge che è un piacere, fa venir voglia di leggere tutto di questo autore. Tra l’altro, qualche anno fa mi capitò anche di vedere una conferenza tenuta da Lakhous, ed è un personaggio davvero affascinante, come i suoi libri, o almeno come questo, dato che non ne ho letti altri finora.
In conclusione, un libro che ho trovato veramente molto bello, e che mi sento di consigliare a tutti.
Titolo: Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio
Autore: Amara Lakhous
Casa editrice: e/o
Pubblicazione originale: 2006
Numero di pagine: 189
Lingua originale: italiano